Da ormai un po’ di tempo si sente parlare, sia da produttori che da esperti del settore, di cementi green o cementi sostenibili.
Cos’è il cemento green?
Ma di cosa si tratta in pratica? La prima cosa da dire è che questi cementi sostenibili sono già disponibili sul mercato e sono specificati e descritti nella norma europea sui cementi comuni, la EN 197-1. Questa norma prevede 5 tipi di cemento ed ogni tipo varia nei suoi costituenti principali. A fianco del clinker, che è sempre presente, si possono abbinare via via diversi tipi di materiali. Alcuni di questi materiali come la loppa d’altoforno (scarto della produzione di acciaio) o la cenere volante (derivanti dal processo termico delle centrali termoelettriche a carbone) sono, appunto, scarti e sono utilizzati in miscela con il clinker per la produzione dei cementi di tipo III e tipo IV. Questi cementi sono definiti “sostenibili”, composti quindi da una certa quantità di clinker e una certa quantità dei materiali alternativi descritti sopra (si usa il termine SCM – Supplementary Cementitious Materials).
Il carbon footprint del cemento tradizionale.
Va ricordato che il clinker (come detto, costituente imprescindibile del cemento comune) è prodotto cuocendo, a temperature prossime ai 1450°C in un forno rotativo di notevoli dimensioni, argilla e calcare. Questo processo termico, oltre a produrre il materiale più utilizzato della storia dell’uomo (il clinker appunto), emette un quantitativo considerevole di CO2 nell’atmosfera. Più o meno ogni kg di clinker prodotto emette in atmosfera 0,9 kg di CO2. Un rapporto di quasi 1 : 1. Con questo clinker, miscelato con piccole quantità di costituenti minori, si produce il cemento Portland classico, che nella norma sopra citata corrisponde al tipo I.
Ridurre gli impatti con i cementi green.
Ecco, quindi, che arriviamo a capire perché i cementi di miscela (tipo III e tipo IV) possono considerarsi sostenibili. La sostenibilità sta nel fatto che il clinker viene “tagliato” con dei sottoprodotti industriali (loppa o cenere volante) che, almeno dal punto di vista formale, non portano emissioni di CO2 proprie. Per esempio, un cemento di tipo III può contenere circa il 40% di loppa e il 60% di clinker. Ciò significa che globalmente per produrre un kg di cemento green si emetteranno in atmosfera circa 0,6 kg di CO2 (praticamente tutta derivante dal clinker). Dunque, ecco fatto il nostro cemento sostenibile, cioè con ridotte emissioni di CO2. Oggi, tutti i produttori di cemento stanno promuovendo la diffusione di questi cementi perché hanno l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 e puntano alla carbon neutrality.
I cementi green del futuro.
Ultimo punto interessante. Nel 2021 è uscita una norma aggiuntiva, la EN 197-5, che aggiunge alla consolidata EN 197-1 altri tipi di cemento. Nello specifico il tipo VI e alcuni sottotipi del tipo II. I cementi descritti in questo nuovo documento possono essere composti dagli stessi costituenti descritti nella EN 197-1 ma con percentuali diverse, minimizzando il quantitativo di clinker e, in questo modo, permettendo ulteriori riduzioni di emissioni di CO2.
Il mondo del cemento è, quindi, pronto alla sfida della riduzione delle emissioni ed alcuni cementi disponibili sul mercato permettono già ora di ridurre di oltre il 30% queste emissioni.